La Costellazione Del Serpente by Carolyn J. Cherryh

La Costellazione Del Serpente by Carolyn J. Cherryh

autore:Carolyn J. Cherryh
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: FSBook 028


CAPITOLO TRENTACINQUESIMO

L'Ufficio del Registro del Lavoro era un dedalo di corridoi curvi, tutti bianchì, tutti uguali. Sugli ascensori erano indicati i piani sotterranei, che arrivavano fino a cinque; Raen ricordò che l'edificio si alzava per almeno venti piani, sebbene, nell'area in cui si trovavano, gli ascensori arrivassero solo al settimo: c'era la struttura aggettante. Oltrepassarono file e file di corridoi, un lungo cammino apparentemente senza senso, con ser Itavvy che faceva da guida. C'erano molte porte, e su ognuna un'insegna: BIBLIOTECA, COMPUTER I, LIVELLO I, ACCESSO SOLO A CARTE ROSSE.

Per Raen quelle scritte non avevano alcun significato, perché non aveva idea di cosa stesse cercando, sapeva solo che in quell'edificio doveva esserci un'industria fiorente, e che lei finora aveva visto solo scrivanie vuote e corridoi silenziosi.

Itavvy si fermò infine davanti a un ascensore, li fece entrare, e li condusse al terzo livello, in corridoi identici agli altri, ma almeno un po' popolati. L'intrusione di quei visitatori suscitava lo stupore dei tecnici, tutti vestiti di grigio, che si fermavano apposta per guardarli. Anche gli azi, vestiti di bianco e riconoscibili dal tatuaggio, al passaggio degli intrusi interrompevano per un attimo il loro daffare, per poi ritornare a pulire o a spingere carrelli.

Itavvy li condusse oltre.

"Sono stufa di questo camminare senza meta," disse Raen. "Cosa ha intenzione di mostrarci su questo livello? Ancora altre porte?" "I contratti disponibili, sera." Raen continuava a camminare, guardando porte e targhe in cerca di informazioni. A intervalli regolari, dal corridoio che percorrevano se ne diramavano altri, sempre sulla destra. Questi corridoi terminavano sempre alla stessa altezza, chiusi da pesanti porte di sicurezza. ACCESSO SOLO A CARTE ROSSE, diceva il segnale.

Raen si fermò, e indicando l'ultima di queste porte che avevano incontrato disse: "Cosa c'è lì, ser Itavvy?"

"Conservazione generale," rispose Itavvy, leggermente imbarazzato. "Se non le dispiace, sera, ci sono aree più agibili..."

"Mi apra questa porta. Voglio vedere."

Itavvy, indispettito, li precedette lungo il breve corridoio, tirò fuori la carta, e aprì la porta.

Dietro questa ce n'era una seconda, anch'essa chiusa: i 'tre rimasero nel breve spazio che separava le due porte mentre la prima, con un rimbombare e un cigolio di serrature, si richiudeva. Poi Itavvy inserì la carta nella seconda, che si aprì su un'ondata di aria viziata, un'immensità di luci abbaglianti e di grigio cemento, un groviglio di passerelle.

L'odore era ancora di disinfettante, mischiato questa volta con qualcos'altro. Naturalmente Itavvy sarebbe stato felicissimo di richiudere la porta dopo quella breve occhiata, ma Raen, intestardita, entrò, costringendo a entrare anche Itavvy, che le stava sempre davanti - nessun beta avrebbe avuto l'occasione di chiuderle una porta alle spalle - e cominciò a guardarsi intorno.

Cemento, umido di disinfettante, e un tanfo di umanità e di fogna.

Celle. Celle ben illuminate e prive di porta, in ciascuna un pezzo di stuoia ed un essere umano, come larve depositate nelle celle di un favo. Un metro per un metro, forse anche meno; nessuna porta, nessun corridoio tra una cella e l'altra... a sovrastarle solo la griglia delle passerelle, con dei



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